La fase di attrezzaggio macchina è una delle fasi verso le quali gli artigiani metalmeccanici sono più sensibili.
Principalmente per la ragione che questa fase presenta una forte variabilità in funzione della formazione delle figure addette in reparto.
Tempo fa abbiamo affrontato lo stesso argomento concentrandoci sulla configurazione aziendale mediante la quale si tenta di risolvere questa incostanza.
Ed a ragion veduta, nel senso che, spesso e volentieri, la scelta di un sistema organizzativo che preveda delle figure specifiche addette a questa fase, oltre ad essere un’esigenza organizzativa generale, risponde proprio a questa necessità.
Quella di standardizzare quanto più possibile il trattamento del tempo ad essa relativo.
Ma facciamo ordine.
In ottica di preventivo, questo risulta molto importante, poiché, come ci saremo spesso chiesti se affrontiamo una mole di preventivi attorno alla media dell’artigiano italiano, quando il numero di pezzi varia molto, la competitività può risentire dell’impatto del piazzamento.
Nello specifico, come sappiamo, per lotti entro una certa quantità, l’incidenza di questa componente è abbastanza sostanziale, mentre oltre una certa soglia diventa più trascurabile.
Ora, in generale, aziende molto grandi, piene di automazione e della suddetta standardizzazione, sono solitamente competitive sui grandi lotti.
Nel caso dell’artigiano, invece, ci si trova a competere su lotti molto più piccoli, molto spesso singoli.
Questo dovrebbe dimostrare molto semplicemente come sia l’azienda artigianale a poter trarre maggiore vantaggio dalla standardizzazione della fase di piazzamento, nel suo caso più frequente.
Al contrario, questa risente della “sindrome del tuttofare”.
In cosa consiste?
Semplice. Nella convinzione che in una piccola azienda tutti debbano saper fare tutto.
Non possiamo dissentire in senso generale, per cui, ovviamente, è necessario, attraverso le poche figure a disposizione, coprire tutte le mansioni necessarie.
Ma nello specifico della fase di piazzamento, per la ragione appena descritta, sarebbe proprio l’azienda artigianale che vuole crescere ad ottenere i maggiori vantaggi dall’introduzione di figure specifiche per quella fase.
Se pensiamo, ad esempio, all’introduzione di un responsabile per il parco utensili.
Oppure, alla configurazione aziendale che prevede degli attrezzisti, quindi, a più ampio spettro, delle figure addette alla gestione della tool room, ma anche coinvolte praticamente nelle operazioni di cambio setup della macchina.
Certamente, non c’è una soluzione valida per tutti.
Bisogna studiare il cliente, la produzione, le risorse a disposizione, e comporre il quadro completo per essere in grado di valutare la situazione specifica.
Ma è indubbia la condizione di vantaggio che si avrebbe in termini di competitività del preventivo e di solidità del calcolo se comparata con la consuntivazione che deriverebbe dall’eventuale produzione.
Insieme consente di tenere traccia delle forniture in utensili e porta-utensili ed anche di portare varietà di competenze ed allargare l’organigramma.
Un’alternativa più plausibile, e non meno valida (anzi), sarebbe quella di consentire agli operatori di coprire anche altre mansioni, allargando così lo spettro delle loro competenze.
Proprio questa potrebbe essere la soluzione per aziende che non vogliono crescere in termine di dimensioni aziendali, quanto mantenere i propri valori artigianali e conservare la propria solidità, sia interna che sul mercato.
In questi termini, l’implementazione delle figure di semplici operatori in programmatori/attrezzisti/conduttori ecc. potrebbe generare un maggiore attaccamento all’azienda.
Questo per via della molteplicità di mansioni differenti che, con difficoltà, gestirebbe in un’azienda più strutturata.
In definitiva, per chi crede nell’artigianalità, passata di padre in figlio attraverso i valori, questa professione si intende come un connubio perfetto di mestiere ed imprenditoria.
E se è così, l’intraprendenza è tra questi, e con essa il rapporto cliente/fornitore.
E se questi sono valori, allora possono essere condivisi e trasferiti, anche ai dipendenti.
L’artigianato deve essere geloso di questi principi e lavorare sui suoi punti di forza.
Senza confondere la crescita con l’industrializzazione, la sfrenata ricerca di nuove tecnologie o figure.
Ma di questo parleremo nel prossimo articolo.
Ricorda: per competere non è necessario diventare imprese grandi, ma è necessario diventare grandi imprese.